Italia, che futuro per gli e-sports?

Nel nostro paese il movimento legato al mondo del videogioco competitivo è più in fermento che mai.

Purtroppo, è da registrare che per gli e-sports, ad oggi, mancano elementi regolamentari comuni allo sport tradizionale, tra cui il riconoscimento dei player professionisti come atleti, con relativi obblighi e diritti, fra i quali l’assicurazione medica, la disoccupazione e la pensione. Ciò influisce sulla tutela del giocatore in merito ai salari garantiti e alla protezione dal licenziamento arbitrario da parte dei team. In questo modo le società esercitano completamente il controllo sul player. Per come è strutturato l’ecosistema e-sport, ci si può rifare, come già anticipato, all’Ordinamento Sportivo tradizionale, nello specifico all’Accordo Collettivo, stipulato nel 2003 sulla base delle intese raggiunte ed in attuazione dell’Art. 4 della Legge n. 91 del 1981, che mira alla predisposizione del contratto-tipo di un giocatore professionista di basket. Infatti, anche un pro-player di videogiochi si allena quotidianamente, segue una dieta equilibrata e necessita di una concentrazione e di un atteggiamento mentale molto simili a quelli di un atleta.

Il più importante provvedimento in materia di e-sports è il Disegno di Legge, N.2624, presentato dalla senatrice Simona Pergreffi, comunicato alla Presidenza il 23 maggio 2022, sulla “Regolamentazione delle attività relative agli sport elettronici o virtuali (e-sports)”, contenente 70 articoli, che cerca di normare gli e-sports e dare una definizione e una tutela riguardo i temi principali.

Infatti, all’Art. 3, c. 1, lett. L, M, N, O, vengono, innanzitutto, stabilite le differenze tra “giocatore”, “giocatore professionista”, “giocatore dilettante” e “giocatore amatoriale”, così che il primo punto di differenza tra le varie figure di giocatore delineate riguarda la retribuzione, poiché per il giocatore non viene previsto alcun tipo di remunerazione, cosa che invece è prevista per il giocatore professionista, il giocatore dilettante e il giocatore amatoriale. Con l’Art.8 vengono stabiliti i rapporti di prestazione e-sportiva, e infatti, recita l’articolo che il rapporto di prestazione e-sportiva viene a costituirsi “esclusivamente mediante la conclusione di un contratto di prestazione e-sportiva professionistico, dilettantistico o amatoriale tra il giocatore e una squadra e-sportiva. Le squadre e-sportive e i giocatori possono liberamente convenire di regolare i propri rapporti, invece che sulla base di un contratto di prestazione e-sportiva, tramite un ordinario rapporto di lavoro integralmente regolato dalla vigente normativa in materia di diritto del lavoro e non sottoposto alle disposizioni di cui alla presente legge […]”.

Parlando di professionismo per i gamers, anche a seguito del D.D.L., questi sono giuridicamente e fiscalmente considerati dei dilettanti, in quanto la classe dei player non è presente fra le categorie disciplinate dalla Legge 91/81 che indica le discipline sportive per cui gli atleti sono considerati professionisti. Il dilettantismo non riguarda solo lo status contrattuale ma anche i rapporti con le ASD e le SSD a cui fanno capo.

La disciplina attuale è rimessa all’autonomia privata che comprende contratti di squadre, federazioni, associazioni, sponsor, fornitori e altri aspetti che sono insiti nella figura dello sportivo professionista. A differenza dello sportivo professionista, a livello contrattuale l’inquadramento di un player, si sostanzia nell’essere legato ad una società e non poter svolgere la propria prestazione in favore di altre, né diffondere notizie riguardanti le strategie aziendali e di gioco. In realtà, l’obbligo di fedeltà si spinge ben oltre: gli atleti devono sempre agire con onestà e professionalità, sia in campo che fuori dal terreno di gioco, con il dovere di non compromettere in alcun modo la regolarità della prestazione sportiva e i risultati finali delle partite. L’inosservanza di tale dovere, oltre a violare i principi cardine dell’ordinamento sportivo, provocherebbe un danno all’immagine della società: in tal senso, l’Accordo Collettivo prevede espressamente il divieto di tenere comportamenti tali da poterla pregiudicare; quindi il gamer è un dipendente a tutti gli effetti anche se la consuetudine fa riferimento a forme di lavoro parasubordinato o di libero professionista, e ciò si riscontra anche nel loro potere contrattuale, a maggior ragione quando si tratta di gamers minorenni, che come stabilito dall’Art.15 del D.D.L, devono essere stipulati dai genitori o da chi detiene la potestà genitoriale, e infatti, ad oggi, la legge non contempla l’applicazione delle norme in tema di professionismo sportivo agli e-sports, il cui mancato riconoscimento ha impedito l’applicazione di misure adeguate, a livello normativo, per proteggere i giocatori. L’applicazione del contratto professionistico, ai sensi della L. 91/81, avrebbe l’effetto di inquadrare come lavoro subordinato la prestazione sportiva continuativa resa a titolo oneroso. Diversamente, per il player, la tipologia più idonea da applicare nel rapporto con una società o un team, è quella di un contratto parziale e non a tempo pieno, che dovrebbe essere giustificato da una retribuzione importante e continuativa, che permetta al gamer di mantenersi.

In ordine temporale, da ultimo, è stata presentata, 13 luglio 2022, alla Camera dei deputati la proposta di legge n. 3679, d’iniziativa dei deputati Giarrizzo e Alaimo, sulla “Disciplina delle competizioni di videogiochi (e-sports) e delle connesse attività professionali”; tale proposta, consta di 9 articoli, e mira a creare le basi della regolamentazione degli e-sports in Italia e permetterne, attraverso un corretto inquadramento giuridico, una più vasta diffusione. Nel testo è specificato che la disciplina astrattamente applicabile al gaming competitivo, infatti, è rappresentata dalla normativa relativa alle manifestazioni a premi, in caso di torneo con assegnazione di vincita non in denaro, e dalla normativa relativa ai giochi di abilità a distanza per i tornei con vincita in denaro, con conseguente applicabilità delle regole del gioco d’azzardo: discipline piuttosto gravose e complesse; la proposta di legge si sofferma anche sulla eventuale partecipazione di un minore alla competizione di videogiochi.

Inoltre, il nuovo testo normativo va oltre il D.D.L. 2624, per ciò che concerne strettamente il tipo di contratto che il giocatore professionista sottoscrive.

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