Sguardo alla situazione europea degli E-sports

I paesi europei sono decisamente più indietro rispetto ad altri paesi degli altri continenti. Con il fenomeno e-sport in netta crescita ormai in tutto il mondo, diverse nazioni anche europee si trovano di fronte alla necessità di regolamentare un universo in costante crescita e in grado di muovere cifre sempre più importanti sia a livello di denaro che a livello di pubblico.

In ambito europeo, i Governi di Germania, Francia e Spagna hanno fatto notevoli passi avanti in materia di e-sports, anche anni prima, rispetto all’Italia.

Il primo esempio è dato dalla Germania, uno degli stati europei promotore degli sport elettronici, in quanto patria della ESL (Electronic Sports League), la più grande e longeva azienda di organizzazione di eventi e-sports. Già dal 2018, si sono susseguiti avvenimenti all’interno dello Stato Federale tedesco, portati avanti dalla coalizione del Governo federale tedesco che hanno portato al riconoscimento degli e-sports. Inizialmente vi è stato il riconoscimento ufficiale delle competizioni virtuali motoristiche da parte del Deutsche Motor Sport Bund, seguito dal secco no del Deutscher Olympischer SportBund (DOSB), l’equivalente tedesco del CONI, che ha stabilito che i videogiochi, specialmente quelli che non sono sportivi, non possono essere qualificati come sport; il DOSB non qualifica i videogiochi come e-sports, ma come e-gaming e vi affianca la dicitura sport virtuali, che si può ritenere valida solo per gli sporti reali, ad esempio basket o calcio, che vengono trasposti in un videogioco. Ciò che oppone il comitato olimpico tedesco, non riguarda solo i contenuti dei videogiochi non sportivi, ma anche tutto il sistema e-sportivo, infatti, anche essendo consci dell’importanza degli sport virtuali e dell’e-gaming, ritine il comitato olimpico tedesco che la maggioranza delle offerte di e-gaming segue una logica esclusivamente commerciale e basata sul business. Le ragioni del DOSB includono anche i principi etici, poiché la maggior parte dei giochi sarebbero violenti e non rispetterebbero i valori etici dello sport così come formulati, nella dichiarazione della missione del DOSB. A favore degli e-sports sono intervenute, però, associazioni e lo stesso Governo centrale, che hanno deliberato modifiche allo “Skilled Immigration Act”, legge di Stato della Repubblica federale tedesca, in forza delle quali viene introdotto, a partire dalla primavera del 2020, per i giocatori non residenti nell’Unione Europea di beneficiare di un visto per accedere e soggiornare sul territorio del paese; quindi si tratta di un documento che permette agli extracomunitari di poter essere ingaggiati dalle formazioni e organizzazioni tedesche.

Le domande per il nuovo visto possono essere presentate da coloro che hanno compiuto almeno 16 anni, e i gamers devono essere assunti da una squadra di e-sports riconosciuta in Germania e competere in un campionato nazionale o internazionale.

Ancora più profondo e innovativo è stato l’intervento del Governo in Francia, dove sono stati mossi i concretamente i passi verso il riconoscimento normativo del fenomeno e-sports, già nel 2016. Gli e-sports sono stati oggetto di specifica disciplina all’interno della LOI n. 2016-1321 du 7 octobre 2016 pour une République numérique (1), alla Sezione 4 “Compétitions de jeux vidéo”, che reca disposizioni per la modernizzazione della Pubblica Amministrazione e per il rafforzamento della tutela digitale dei cittadini. Infatti, all’Art. 102 della Legge, vi è una definizione chiara e precisa del giocatore professionista dei videogiochi competitivo stipendiato.

Secondo la legislazione francese, il giocatore professionista di videogiochi è colui che ricopre un’attività remunerata di partecipazione a concorsi videoludici in rapporto di subordinazione giuridica ad un’associazione o impresa che beneficia dell’approvazione del Ministero competente per le tecnologie digitali.

Nel panorama europeo, un’altra nazione all’avanguardia nel settore e-sports è la Spagna, dove il partito dei Ciudadanos ha ripreso la legge francese introdotta nel 2016, che disciplina gli e-sports sotto diversi aspetti; infatti, regolamenta i contratti dei player, tratta i permessi di soggiorno e lavoro e, da un punto di vista generale, considera gli e-sports alla stregua degli altri sport tradizionali. Il primo passo vero e proprio è stato fatto con la creazione dell’AEVI, (Asociación Española de Videojuegos) l’associazione nazionale dell’industria dei videogiochi e degli e-sports, che stabilisce cosa sono gli e-sports, gli aspetti economici generati dagli sport virtuali, quali sono le competizioni, chi può essere un giocatore professionista di e-sport, se gli e-sports possono essere equiparati agli sport tradizionali, quale deve essere la forma legale delle squadre di e-sports, quale è lo status legale del giocatore professionista, il livello attuale di professionalizzazione e altri aspetti che sono legati al mondo degli e-sports.

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